NOTA DI REGIA

La storia di Malvesiello è assolutamente universale. Il film lascia emergere tutta l’umanità e la creatività di questo particolare personaggio, ma anche la capacità di agire prepotentemente nel tessuto sociale e di sognare un mondo migliore, riuscendo a rendere i suoi memorabili convivi uno straordinario momento di autoanalisi e di aggregazione interclassista. L’opera racconta il senso di tradizioni quasi ancestrali, mostrando di riflesso lo spirito più antico di Forio, dell’Isola d'Ischia e forse dell'intera aerea mediterranea.

Una visione cinematografica lucida e profonda allo stesso tempo. Come se la poesia fosse una risultante diretta, quasi corporea, del mondo naturale. I volti, sinceri, crudi, segnati dalla fatica, si susseguiranno con le loro storie, senza particolari mediazioni. Verranno così a riaprirsi porte chiuse da tempo, dalle quali la memoria sgorgherà con tutta la sua ineluttabile attualità, facendoci comprendere non solo ciò che siamo stati o forse ciò che torneremo ad essere, ma soprattutto ciò che dovremmo essere se vogliamo ristabilire un corretto rapporto col mondo circostante. Utopia, sogno, intimità di una riflessione che è personale e sociale insieme. Non si tratta però mai di vere e proprie interviste. I personaggi vengono lasciati liberi di esprimersi, mentre il racconto sarà intervallato da panoramiche mozzafiato, stralci di video storici e improvvise ricostruzioni sceniche: torneremo così nel passato, rivedendo Malvesiello e un bambino con abiti miseri che lotta per sopravvivere in un’altra Forio. Un ritmo cinematografico che passerà continuamente dalla dilatazione alla compressione, alternando lentezza e rapidità della visione. Un viaggio dentro il tempo, sognando un domani che veda di nuovo gli uomini vivere fianco a fianco, per condividere, costruire, crescere insieme.